Una paziente guarita grazie al Metodo Di Bella
Pubblicato il 01/06/2015
Di Bella: La signora si chiama Barbara. Era stata chemiotrattata per un linfoma, era andata in remissione, dopo alcuni mesi ha avuto una recidiva, è stata trattata per queste recidiva senza successo, finché a un certo punto le hanno proposto chemio ad alte dosi, trapianto di midollo con sicuramente sterilità, ma anche rischio della vita senza nessuna certezza che questo tipo di trattamento potesse risolvere il problema.
Paziente: Ho scoperto di avere un cancro, un linfoma di Hodgkin, dopo la nascita della mia seconda figlia. Mi sono recata ovviamente dal mio medico, mi ci è voluto un po’ di tempo, e poi mi è stato diagnosticato questo linfoma. Mi sono ovviamente sottoposta alle operazioni e agli interventi, quelli che erano necessari, e dopo, la proposta che mi hanno fatto era quella di sottopormi alla chemioterapia. Questa terapia che è durata quattro cicli è risultata inefficace perché io dopo tre mesi dalla fine di fine di quel protocollo ero in recidiva, però più grave: praticamente da un secondo stadio iniziale ero passata direttamente al terzo stadio. Mi sono sottoposta comunque a un secondo intervento per decidere lo stadio, dopo di che mi sono sentita perduta avendo compreso che quello che avevo fatto fino a quel momento non era stato comunque efficace, ho preso una grossa decisione. Già all’epoca volevo rivolgermi a qualcuno che applicasse il metodo Di Bella, quindi mi sono sottoposta a questo protocollo.
Di Bella: Per curarla ho dovuto darle delle dosi molto alte degli inibitori della crescita: praticamente lei ha fatto la somatostatina, sia a lento rilascio, più tutte le sere 3 mg di somatostatina, più i retinoidi tre volte al giorno.
Paziente: Questa è una cura non riconosciuta, quindi te la devi sobbarcare tu. A seconda del protocollo la cura ha diversi prezzi e il mio era molto alto. Considerando che avevo partorito la mia seconda bambina, ero a casa dal lavoro, lavorava solo il padre delle mie figlie, per noi il costo era molto alto. Ho cominciato la cura e dopo tre mesi ho fatto i controlli e la malattia era regredita, come se non avessi più niente.
Di Bella: La paziente è andata in remissione con una certa rapidità, l’impegno economico è stato importante perché in quei casi, dopo tanta chemio che produce mutazioni e immunodepressione, è molto più difficile curare il paziente.
Paziente: Dopo qualche tempo mi sono rivolta al tribunale del malato, provando a ottenere dal giudice un provvedimento, che sia chiama 700 provvedimento d’urgenza, spiegando che le terapie ufficiali si erano dimostrate fallimentari mentre la terapia che stavo seguendo mi aveva riportato in salute, per ottenere le cure gratuitamente. Il giudice ordinò all’ASL di passarmi i farmaci gratuitamente – io non ero nelle condizioni di pagarmela da sola – e ho continuato la cura per 2 anni circa a regime pieno, poi gradualmente il protocollo si dimezza ampiamente e tu fai praticamente una sorta di cura preventiva. Dopo un anno e mezzo circa ti devi presentare davanti a un altro giudice, il quale si avvale della consulenza di un commissario tecnico (CTU). Quest’ultimo per conto del giudice vuole assicurarsi che tu continui a essere in una buona salute e vuole vedere gli esami recenti che dimostrino l’efficacia della cura. L’ASL non ha accettato lo stesso, si appellata e dopo 4 anni altri giudici hanno deciso che quello che avevano detto gli altri due giudici precedenti non valeva niente.
Di Bella: Con le sentenze del tribunale prima le hanno dato la cura, po gliel’hanno tolta sostenendo che la terapia Di Bella non funzione in base alle sperimentazioni per cui il dato di fatto non conto, la verità documentata non conta, la certificazione non conta. Per cui in base agli esiti della sperimentazione, le hanno tolto la terapia condannandola a restituire quello che aveva avuto per curarsi.
Paziente: Mi hanno condannato a restituire 41 mila euro, per essere guarita e per aver fatto risparmiare lo Stato, beffata due volte. Perché questi 41 mila euro da dove sono saltati fuori? 41 mila euro se me li fossi pagati io, cioè con il prezzo al pubblico; ma l’ASL non spende la stessa cifra che spende il cittadino se se le paga da solo. Perché questo conto? Attendo ancora una risposta.
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