Policlinico: ispezione a Oncologia, il rettore denuncia Federico
Pubblicato il 03/12/2012
Modena, 1 dicembre 2012 - I CARABINIERI del Nas tornano di nuovo al Policlinico. Giovedì i militari sono entrati al Centro Oncologico senza bussare. Erano lì per mettere i sigilli a documenti, armadi e sequestrare quattro uffici. Sempre lo stesso delicato filo conduttore delle sperimentazioni sui pazienti. È il sequel dello scandalo Cardiologia? Al momento sembrerebbe di no e in tanti se lo augurano. Sono i fatti, più che i condizionali, a portare su un’altra strada. Licia Petropulacos, neo direttore dell’ospedale diventata donna d’ordine in una sanità colpita dai fendenti del terremoto di maggio e di quello giudiziario, dopo gli arresti legati alle presunte mazzette e ai pazienti cavia ha inaugurato una stretta sui controlli interni nei reparti, cominciata una settimana fa. Controlli, parole sue, «che prima non venivano fatti». Praticamente in concomitanza con l’inizio di questa ‘Glasnost’ di corsia partita proprio dal Com, sono arrivate segnalazioni interne, di ricercatori, che parlavano di presunte cartelle sparite e farmaci buttati via in fretta e furia. Voci che conducevano all’equipe dell’oncologo Massimo Federico (il Com l’ha fondato lui), professore con alle spalle un lungo elenco di battaglie contro diverse direzioni generali del Policlinico e l’Ateneo, dalle quali alla fine è sempre uscito indenne. O quasi.
«Federico — ha spiegato ieri la Petropulacos — ha lamentato di non essere stato informato dell’ispezione, soprattutto rispetto l’accesso ai dati informatici, dicendo che su quei computer potevano essere presenti materiali privati. Gli ho detto che si trattava di server aziendali. Nel pomeriggio del 26 la dottoressa Pantaleone — uno dei medici incaricati di svolgere i controlli, ndr — mi segnalava via mail che, durante il proseguimento della ricognizione dei fascicoli presenti nell’ufficio sperimentazioni cliniche del Com, il prof. Federico diceva che senza una richiesta scritta e motivata da parte della direzione generale, non avrebbe autorizzato l’accesso agli archivi delle sperimentazioni cliniche relative al suo gruppo di ricerca. Secondo Federico non avevamo la possibilità giuridica di accedere agli archivi». È il casus belli.
Petropulacos davanti ai ‘no’ di Federico contatta l’Università, nella persona del rettore Aldo Tomasi. Chiede all’ateneo, essendo Federico dipendente universitario, il permesso di proseguire con i controlli al Com. Qui arriva il ‘colpo di scena’: Tomasi risponde picche e gira la richiesta della Petropulacos alla procura. In Corso Canalgrande la richiesta diventa un fascicolo (l’ipotesi di reato a carico di Federico è interruzione di servizio di pubblica utilità) che consegna automaticamente le chiavi di ingresso al Nas. Ieri il direttore del Policlinico ha lasciato intendere che avrebbe voluto evitare nuove nuvole scure sul Policlinico, che, in sostanza, dal rettore si sarebbe aspettata un’autorizzazione e non certo l’arrivo (ritorno è più corretto) dei Nas. Anche perché, ora, il loro intervento allungherà i tempi necessari per tirare le somme delle verifiche interne fatte su farmaci e sperimentazioni che la direzione dell’ospedale vorrebbe avere in mano entro maggio 2013. Ma Petropulacos non ha nemmeno nascosto che dai primi risultati, «emergono dei buchi nel ciclo dei farmaci. Ci sono farmaci dove non dovrebbero stare. Insomma, mi aspetto collaborazione nel corso di queste verifiche che non sono mai state di stampo poliziesco». A dirci da cosa dipendevano i no di Federico saranno le indagini, ma intanto la Petropulacos ha davanti al sé la terza sfida: quella delle rivalità interne alla sanità (Federico e Tomasi non sembrano propriamente amici) oltre ai rapporti tra Ateneo e Policlinico.
di Francesco Vecchi
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