Libertà è partecipazione
Pubblicato il 12/11/2012
E’ tutto ieri che penso a come raccontarvi la terza presentazione del libro di Barbara (Mariani), “Aloha, Alito di vita. Non solo cancro” (Eti edizioni).
Barbara è capace di smuovere le montagne, quando vuole. Ha superato tre tumori in dieci anni. Di più: si è sentita dire che ha un’alterazione genetica che predispone al cancro e non ha mai vissuto con la sensazione di cadere da un’impalcatura. Nella partita a due fra l’angoscia che si insinua per rubarti il respiro e Barbara, vince sempre lei. “Non penso alla morte – scrive – ne sono consapevole ma mi godo ogni momento della giornata anche perché nessuno sa quale sia il termine del viaggio”.
Ci sono soprattutto situazioni che parlano di condivisione e di entusiamo in queste 75 pagine (8 euro). Il ricavato della vendita – del libro e dei braccialetti Cruciani abbinati – finanzierà una borsa studio per approfondire le alterazioni genetiche BRCA1 e 2 che possono portare al cancro.
Salone della banca Popolare di Milano, via San Paolo. Intervengono tre medici, Sylvie Ménard, ricercatrice all’Istituto tumori di Milano, Marco Pierotti, Fondazione Irccs dell’Istituto tumori e Stefano Gastaldi, psicologo e direttore scientifico di “Attivecomeprima”. In teleconferenza modera Elisa Cerruti da Torino, la blogger di LatteRhum&Miele che ha inventato il Reiki in culla, amica di Barbara.
“Qual è il messaggio più importante che volete trasmettere?” Chiede Elisa. Risponde Silvie Ménard:“Ho passato 40 anni a far ricerca sul cancro, credevo di sapere tutto. Invece quando l’ho avuto io mi sono accorta che è tutt’un’altra cosa. Il cancro mi ha insegnato a rispettare le priorità della vita, a fare a meno di quello che non è importante”. Stefano Gastaldi: “I malati ci chiedono di aiutarli a tenere a bada i fantasmi, la paura di morire. Ma manifestano anche un’angoscia per la non-vita, quando soffrono per le conseguenze dolorose della malattia”.
In sala c’è anche Franca, 65 anni, sociologa. La conosco da più di un anno, via mail. So tutto di lei. Che le diagnosticarono un tumore al seno nel dicembre 2011, quattro focolai in una sola mammella. Che sua mamma morì a 41 anni per questo cancro. E che sua sorella Graziella, oggi settantenne, nel 1996 ebbe la stessa diagnosi. Graziella decise per l’intervento e la chemioterapia. Franca no. Ha scelto un altro modo di curarsi: il Metodo Di Bella. Zero intervento, zero chemio tradizionale (in realtà si assume anche un chemioterapico a dosi bassissime) e dopo undici mesi di cura tre dei quattro focolai sono completamente spariti.
Ci teneva, Franca, a portare la sua testimonianza. “Voglio incatenarmi davanti a Palazzo Chigi” mi ha sempre scritto. Ecco lo slancio-entusiasmo, ecco la- voglia- di-gridare che accomuna tutti i dibelliani. Ecco Franca da Barbara. Al microfono. La platea è ammutolita. E’ vero, Franca, non ci sono stati applausi. Ma ti posso dire che soltanto una persona si è alzata mentre parlavi. E che in più di uno sguardo si è accesa la scintilla. Quella dell’interesse.
Come diceva Gaber, la libertà è partecipazione
Di Gioia Locati
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