Mi sono già occupato più volte su questo sito di quella cura delle malattie oncologiche conosciuta come multiterapia Di Bella (MDB). L’ho fatto per tre ragioni: la prima il ricordo degli epici scontri televisivi tra il professore siculo-modenese ed i soloni dell’oncologia ufficiale. Il coraggio e la preparazione di questo scienziato, mite all’apparenza, ma tremendamente determinato a difendere le sue scoperte, lo aveva fatto diventare una sorta di beniamino di tutta la mia famiglia. “Una persona così”, ci dicevamo, “non può aver sbagliato completamente la sua analisi e, prima o poi, finiranno con il dovergli dare ragione”. La seconda ragione, mi aveva conquistato l’assoluta logicità del metodo che prevede nello stesso tempo un attacco al tumore mediante il blocco dei fattori di crescita e di mutazione cellulare ed il sostegno al sistema immunitario che lo deve contrastare e possibilmente sconfiggere. La terza e decisiva ragione la mia personale esperienza che ha visto malati trarre oggettivo e incontestabile giovamento dalla cura. Non tutti purtroppo sono guariti, ma in tutti vi è stato un prolungamento della vita oltre ogni prognosi dettata dalle statistiche e una incredibile palliazione dei sintomi (dolore, debolezza, tosse ecc…) e chi ha avuto la sventura di dover assistere un malato oncologico sa quanto questo sia importante. E’ quindi quasi con commozione che sto accogliendo le notizie che arrivano da fonti diverse e che avvalorano il metodo di cura proposto dal professor Di Bella. E’ di questa primavera, e già ne abbiamo parlato, la notizia degli studi effettuati presso l’Università di Firenze, che dimostrano come melatonina, somatostatina e retinoidi (alcuni dei componenti essenziali della MDB) riescono a bloccare “in vitro” la proliferazione delle cellule cancerose. Molto più recentemente la rivista “Nature” ha pubblicato i risultati di uno studio effettuato in America che dimostra come la chemioterapia ad altri dosaggi in realtà finisca con l’ottenere l’effetto opposto a quello che si propone, vale a dire, esattamente come sosteneva il professor Di Bella già quarant’anni fa, rende il tumore sempre più resistente. Alte dosi di chemioterapia (cioè quelle normalmente utilizzate nella “cura” dei tumori) infatti inducono le cellule sane che circondano quelle malate a produrre una proteina, definita con la sigla WNT16B, che ha la proprietà di interagire con le cellule tumorali facendole crescere, propagare e divenire resistenti alle successive terapia. In realtà questo non è il solo modo con cui la chemio aiuta il tumore; prima o poi dovranno ammettere anche il suo effetto mutageno (alcuni studi, in particolare sulle cellule di melanoma, sono già in corso) vale a dire la sua capacità di accelerare in maniera esponenziale le mutazioni che rendono il male sempre più aggressivo. Infine si accorgeranno che la scelta di indebolire il fisico (ed in particolare il sistema immunitario) di una persona non sembra, a rigor di logica, la strategia migliore per metterla in condizioni di combattere il male che l’ha assalita. La proposta che esce dallo studio è l’utilizzo di mini-dosi di chemioterapici. Esattamente quello che proponeva Di Bella quasi mezzo secolo fa. Ma le notizie dell’estate non si fermano qui. Un Giudice in Calabria ha accolto un ricorso di un ammalato (un giovane di trentadue anni) che chiedeva la condanna della ASL a rifondergli le spese per la MDB. A dir poco significativo il fatto che la decisione è basato su un rapporto redatto da medici dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano (quello di Veronesi tanto per capirci), rapporto che ammette il netto miglioramento del paziente affetto da carcinoma rino-faringeo dopo pochi mesi di terapia con la MDB. Forse anche a seguito di quest’episodio sui giornali si è diffusa la voce che lo stesso Veronesi avrebbe “obtorto collo” riconosciuto l’efficacia della terapia studiata dal professor Di Bella. Ad oggi tali voci non sono state smentite dall’interessato. E credo che farebbe una certa fatica a farlo posto che, solo per fare un esempio, presso il suo Istituto, da alcuni anni, si utilizza per la cura delle malattie leucemiche un composto di retinoidi del tutto simile a quello previsto nella MDB. Strada in discesa quindi per il riconoscimento della validità terapeutica della MDB? Purtroppo no. Il potere di Big Pharma, come viene chiamato il mondo delle multinazionali farmaceutiche, è enorme ed è inversamente proporzionale agli scrupoli morali che si pone nel difendere, anche a costo di continuare ad avvelenare gli ammalati, il “business” che ruota attorno alla chemioterapia, una torta a cui certo non vuole rinunciare. Pensare che possano essere le attuali autorità politiche a sfidare questo potere è pura utopia. Per riconoscere al professor Luigi Di Bella i meriti che ha avuto, ma soprattutto, per dare agli ammalati di cancro una speranza in più di vittoria temo che ci voglia una vera e propria rivolta morale. Non so se e quando ne saremo capaci.