La Chemioterapia aiuta il tumore: via libera al metodo Di Bella
Pubblicato il 30/08/2012
Con uno scoppio improvviso, o volutamente ritardato, gli scienziati, più o meno legati alle case farmaceutiche e al loro commercio, ora confessano, due verità assurdamente vere: La chemioterapia aiuta in parte le cellule tumorali a rimanere inermi ad ulteriori trattamenti chemioterapici. La seconda verità è la conferma che il famoso "Metodo Di Bella" ha un suo fondamento. Nel primo caso, la scoperta la si deve a laboratori americani che, analizzando il cancro alla prostata, hanno evidenziato come cellule tumorali trattate con la chemioterapia, abbiano avuto una resistenza tale da essere eliminate con difficoltà, rispetto al bombardamento in laboratorio. In pratica la chemioterapia stimola nelle cellule sane la secrezione di una proteina, la quale sostiene la crescita e rende immune il tumore stesso ad altri attacchi chemioterapici. La notizia è stata pubblicata sulla rivista "Nature". Il caso "Di Bella" invece ha l’amaro dei soliti giochi di chi nasconde la mano e prende i meriti altrui. Riso, deriso, umiliato. Suoi studi adoperati nel modo sbagliato, su pazienti inermi, per far cadere nel ridicolo lo studio di un uomo, Dottore, Professore, e, visto il cattivo lavoro di scienziati accreditati, mi permetto di chiamarlo vero scienziato. Resta l’amaro del ricordo dell’allora Ministro della salute Rosy Bindi, che avvicinava e poi allontanava la teoria del Dott. Di Bella, spinta dalle pressioni delle case farmaceutiche e da posizioni contrarie, come quelle del Prof. Umberto Veronesi, che nel 1998 fù membro della commissione che dovette giudicare gli effetti della cura anti-cancro: "Il metodo Di Bella". Un nome importante, quello di Veronesi, che dal suo potere culturale, valutò negativamente gli studi del Prof. Luigi Di Bella. Studi, che ora vengono pubblicamente riconosciuti dallo stesso Veronesi e dalla medicina ufficiale, che sostengono la validità della cura per alcune neoplasie. Ci si chiede ora, come allora, quali capacità abbiano gli scienziati "autorevoli", chiamiamoli cosi, nello studiare, al di fuori delle pressioni commerciali, e quanto siano moralmente a posto quando il loro studio è lavoro pratico sul corpo di gente viva?! Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it